Notarilia

Orietta Verdi

L’Archivio del Collegio dei Notai Capitolini(1348-1628)
(da:"Repertorio dei notari romani dal 1348 al 1927 dall'Elenco di Achille Francois", a cura di Romina De Vizio, Roma 2011)

Nell’Archivio di Stato di Roma si conserva il fondo del Collegio dei Notai Capitolini, denominazione attribuita in epoca storica ad una collectio ossia miscellanea notarile (1) composta da protocolli e filze di notai prevalentemente romani (2), i quali rogarono a Roma contratti tra privati, dalla seconda metà del XIV (3) secolo fino ai primi due decenni del XVII, conservata certamente dal secolo XV a cura del Collegio dei Notai Capitolini, antica corporazione nella quale si riunivano i notai che a Roma esercitavano la professione presso la Curia di Campidoglio: il più antico protocollo ivi conservato risale al 1348 ed appartiene al notaio Johannes Nicolai Pauli (4).
I volumi che contengono protocolli redatti nella seconda metà del secolo XIV sono 9 e sono attualmente numerati: 138, 270, 475, 476, 477, 849, 1163, 1236, 1703 (5). La consistenza complessiva del fondo, conosciuto ormai come archivio del Collegio dei Notai Capitolini, è di 1.924 volumi, compresi i volumi miscellanei ed esso è stato oggetto di studio e schedatura analitica (6).
Assieme ai protocolli di atti privati sono presenti anche manuali e brogliardi di atti verbalizzati dai notai, in qualità di cancellieri, per i tribunali della Curia Capitolina: in particolare per i due giudici Collaterali del Senatore, per il capitano delle Appellazioni, per il luogotenente del Senatore, per il Governatore, per i Conservatori, per la Curia di Borgo, di Ripa e Ripetta, ed anche per altre magistrature capitoline, quali i maestri di strade e di edifici, i maestri giustizieri.
La prima notizia dell’esistenza di questa miscellanea risale ad un elenco, denominato “Nota notariorum alme Urbis distincta per alphabetum” compilato nel 1664 da Gerolamo Pastrizio, originario di Spalato e canonico della chiesa di S. Gerolamo degli Illirici, nel quale figurano in ordine alfabetico i nomi dei notai autori dei protocolli, oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Roma: il redattore dell’elenco vide i protocolli presso l’Archivio notarile Capitolino, che si trovava nel palazzo dei Conservatori in Campidoglio, stipati in scaffali o cassette o scanzie numerate e ne riportò a fianco di ciascun notaio il numero corrispondente (7).
L’organizzazione e l’attività dei notai romani, riuniti nel Collegio dei Notai Capitolini, erano affidate a questa antica e prestigiosa istituzione operante almeno dal secolo XIII; negli statuti del Collegio, esistenti già alla metà del secolo XIV e riformati nel 1446 (8), era previsto che gli atti dei notai romani defunti senza eredi fossero depositati presso la sagrestia della chiesa dell’Aracoeli, sede del Collegio. Per quasi due secoli tale pratica fu almeno in parte rispettata, ed i protocolli, le filze ed i mazzi appartenenti a notai romani e capitolini, talvolta a notai appartenenti al collegio degli scrittori della Romana Curia, oppure a notai operanti nelle zone vicine alla capitale, furono così conservati presso la sede del Collegio dei Notai Capitolini all’Aracoeli. Il 23 dicembre 1562 i Conservatori, sulla scorta di un motu proprio emanato di Pio IV, istituirono un “Archivio pubblico di Campidoglio” con sede nel palazzo dei Conservatori, nel quale si obbligarono gli eredi a versare gli atti dei notai romani “o forestieri” morti o cessati dall’attività,
onde evitare la dispersione delle loro scritture (9).
Il provvedimento, nel quale si stabiliscono le regole per il funzionamento dell’archivio notarile e per il riconoscimento dell’autenticità delle scritture ivi versate (10), risulta particolarmente interessante per comprendere l’organizzazione dell’archivio destinato, fin dalla metà del secolo XVI, a conservare gli atti notarili (11).
Confluirono certamente in tale archivio le scritture dei notai che avevano esercitato la professione presso le curie dei tribunali capitolini molti decenni prima: da quella data i protocolli conservati presso la sagrestia dell’Aracoeli, appartenenti prevalentemente a notai che svolgevano compiti di cancelleria presso la Curia di Campidoglio (12), furono trasportati nel nuovo archivio notarile. I protocolli antichi dei notai capitolini ricoverati presso l’Archivio di Campidoglio furono affidati alle cure degli archivisti del Collegio
dei Notai Capitolini, divenuto dopo il 1586 Collegio dei Trenta Notai Capitolini, e rimasero alle dipendenze della magistratura civica fino al 1847, quando fu istituito il Comune di Roma, ed il Collegio dei Notai con l’Archivio notarile capitolino passarono alle dipendenze della Prefettura pontificia degli Archivi. Dopo l’Unità, a seguito di una lunga trattativa fra il Comune, che non intendeva cedere un patrimonio documentario prezioso dopo averlo conservato per secoli, il Consiglio Notarile, che considerava quel patrimonio documentario una proprietà privata, ed il Soprintendente dell’Archivio di Stato, che per legge doveva ricevere la documentazione notarile di carattere storico, si giunse al versamento del cosiddetto archivio del Collegio dei Notai Capitolini all’Archivio di Stato di Roma, dove è tuttora conservato e dove nel 1886 Achille Francois ne redigeva l’elenco tuttora in uso.

NOTE

(1) La denominazione è considerata impropria sia da C. TRASSELLI, Note sugli atti del Tribunale civile del Senatore di Roma nel secolo XV, in “Archiva”, vol. III, fasc. 2, 1936, pp. 90-109, che dalla voce Miscellanea dei notai capitolini della “Guida Generale degli Archivi
di Stato Italiani” nella sezione dedicata all’Archivio di Stato di Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali, Roma 1983, pag. 1212.
(2) Si annoverano diverse presenze di notai stranieri all’interno della miscellanea denominata Collegio dei Notai Capitolini; ricordiamo, a titolo di esempio, l’approfondito studio compiuto sui protocolli del notaio tedesco Iohannes Michaelis di A. ESCH, Un notaio tedesco e la sua clientela nella Roma del Rinascimento “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, 124 (2001), pp. 175-209.
(3) I volumi sono composti in genere da uno o più protocolli rilegati assieme nel secolo XVII, appartenenti talora a notai diversi e relativi a sequenze cronologiche spesso incomplete; tre atti all’interno dei protocolli più antichi risalgono rispettivamente al 1223, 1238, 1337.
(4) L’edizione dei protocolli del notaio Iohannes Nicolai Pauli, conservati all’Archivio di Stato di Roma si deve a R. MOSTI, I protocolli di Iohannes Nicolai Pauli, un notaio romano del ’300 (1348-1379), Roma 1982, Collection de l’Ecole française de Roma, 63.
(5) Si citano in questa sede due lavori di Isa Lori Sanfilippo sull’attività dei notai capitolini in epoca medievale: per una bibliografia accurata sull’argomento si rimanda a quella citata dall’autrice nei due articoli. I. LORI SANFILIPPO, Appunti sui notai medievali a Roma e sulla conservazione dei loro atti, in “Archivi per la storia”, anno III, n. 1, gen. - giu. 1990, pp. 2 1-39; della stessa autrice, I protocolli notarili romani del Trecento, in “Archivio della Società Romana di storia patria”, n. 117, 1987, pp. 99-150.
(6) La schedatura analitica di molta parte dei protocolli, curata da Maria Luisa Lombardo e da Patrizia Melella negli anni ’80, è ora oggetto di revisione e completamento, per quanto riguarda i volumi del secolo XIV e della prima metà del secolo XV, da parte di Antonella Cesarini, con la cura e direzione scientifica di Orietta Verdi.
(7) Un’ipotesi sulla formazione di questa miscellanea notarile, suffragata anche dal fortunato ritrovamento dell’elenco del Pastrizio in ASR, Camerale II, Notariato, b. 25, si trova nel lavoro di O. VERDI, «Hic est liber sive prothocollum». I protocolli del Collegio dei Trenta Notai Capitolini, in “Roma moderna e contemporanea”, anno XIII, nn. 2-3, maggio-dicembre 2005, pp. 427-468. Un altro elenco delle “scritture dei pubblici Archivi Urbano e Capitolino”, redatto nel 1839, registra la presenza a quella data dei protocolli del “Collegio dei Notai capitolini” presso il Campidoglio nel palazzo dei Conservatori, ove Costantino Corvisieri si recò nel 1871 per incarico del nuovo governo dello Stato italiano scrisse nella sua relazione che l’archivio notarile di Campidoglio era “risultato dagli uffici soppressi soggetti alla curia senatoria (...) eccedenti il numero di trenta” soppressione stabilita dalla bolla di Sisto V del 1586, come si dirà più oltre, ed era costituito da “più di duemila protocolli e la loro serie principia dal secolo XIV”.
(8) I. LORI SANFILIPPO, Constitutiones et Reformationes del Collegio dei notai di Roma (1446). Contributi per una storia del notariato romano dal XIII al XV secolo, Miscellanea della Società Romana di Storia Patria, LII, 2007.
(9) Per tutti i riferimenti relativi alla legislazione citata si rimanda a O. VERDI, «Hic est liber sive prothocollum», cit.
(10) Si ricorda l’istituzione del registro detto “Matricola Capitolii”, del quale non risulta conservato alcun esemplare, in cui si dovevano “sottoscrivere tutti li notari capitolini presenti con loro segni e sottoscrizioni solite acciò si possano in ogni tempo riconoscere loro mani, segni, sottoscrizioni e scritture...” (bando dei Conservatori del 23 dic. 1562).
(11) Al primo comma del bando citato si stabilisce che nell’Archivio saranno collocati “armarii grandi... con numero di cassette con chiavi per conservation d’essi strumenti e scritture tant’in filze, come in mazzi, e protocolli... ogni notario habbia la sua cassetta appartata per heredi e successori, nelle quali essi eredi e successori... portino... tutte scritture, contratti e strumenti... passati tre dì dalla morte”. Gli archivisti dell’Archivio Capitolino dovevano inoltre, a norma del terzo comma, tenere “libri dove siano scritte tutte le rubricelle di detti contratti di ciaschedun notaro separatamente”, mentre il quarto comma dispone che “li notari capitolini presenti faccino robricelle di loro contratti si rogaranno mese per mese e ne diano copia a essi archivisti in buona forma”.
(12) Si ha l’impressione che per tutto il secolo XV e certamente fino al 1586 non esistessero regole in base alle quali si organizzava l’attività notarile presso gli uffici capitolini: molti notai infatti verbalizzano per entrambi i Collaterali indifferentemente e talvolta contemporaneamente anche per altre magistrature.