Introduzione

di Luisa Falchi

Il censimento dei fondi urbani della città di Roma nasce, in prima istanza, come strumento catastale finalizzato all'imposizione di una tassa per la manutenzione delle strade; la tassazione sarebbe stata ripartita su tutti gli immobili compresi nelle mura, in ragione del loro valore. Viene infatti promosso con l'articolo 38 del motu-proprio del 10 dicembre 1818 sulla manutenzione delle strade interne, che riorganizza l'intero sistema in base al quale si garantiva la viabilità della città ed il decoro urbano. Gli interventi di manutenzione, fino ad a quel momento a carico dei proprietari "frontisti" tra i quali le spese erano ripartite in ragione dell'estensione del fronte-strada di competenza di ciascuna proprietà, saranno da allora affidati direttamente alla Presidenza delle Strade, cui è destinato l'introito della nuova tassa.
Benchè, con l'introduzione della dativa reale nel 1801, anche Roma fosse chiamata al pagamento di un'imposta diretta sui beni immobili, sembra che anche l'esigenza di una pianta catastale della città, elevata "uniformandosi al Regolamento dei 22 febbraio 1817" sulla misura e formazione delle mappe di tutto lo Stato, fosse avvertita più in funzione della tassa delle strade che in rapporto al prelievo della dativa stessa. Comunque, anche per Roma si passò da un catasto descrittivo fatto sulla base delle denunce giurate dei possessori, quale il cosiddetto catasto daziale, ad un catasto geometrico particellare elevato a cura del governo.
Per la realizzazione dell'opera si ricorse, come per il resto dello Stato, allo strumento dell'appalto, ed il 24 novembre 1818, per gli atti del notaio Giuseppe Mauri segretario e cancelliere della R.C.A., si stipulò il contratto con gli architetti Gaspare Salvi e Giacomo Palazzi, accademici di S. Luca.
Tra le due scelte, quella di provvedere ad una integrale rilevazione dei fabbricati ex novo e quella di avvalersi della pianta del Nolli (1748), verificandola a correggendola laddove necessario, si optò, come narrato dal contratto stesso, per la seconda: gli "architetti intraprendenti" partirono quindi dalla pianta del Nolli che aggiornarono con le variazioni intervenute tra il 1748 ed il 1819 ed emendarono degli eventuali errori.
Il capitolato prevedeva, inoltre, che la nuova pianta fosse costitutita di tante mappe quante erano i rioni; che tali mappe fossero elevate alla scala 1:1000; che i singoli isolati ("cassoni" o "isole"), a cui si limitava la rilevazione del Nolli, fossero suddivisi nei vari fabbricati e pertinenze di cui si componevano, in modo da "servire agli usi catastali".
Sulla scorta del Nolli quindi, si elaborò alla scala di 1:1000 quel Rilievo originale a cassoni della città di Roma eseguito nell'anno 1819 e 20, diviso in 9 fogli, che è citato da un inventario tardo conservato nell'archivio della Presidenza del Censo e che non ci è pervenuto. La fase successiva delle operazioni consistette nella stesura delle piante delle Suddivisioni originali di ciascun rione, nelle quali ogni isola, identificata dal suo numero, è appunto suddivisa nei fabbricati e nelle aree di cui è composta, con l'individuazione grafica dei rapporti di pertinenza che legano gli uni alle altre.
Sulla base di tale materiale, mentre si avviava la campagna di stima dei beni con l'accertamento della loro consistenza, dell'uso a cui erano destinati, dell'ammontare della rendita reale o "reperibile" di cui erano capaci, si passò alla redazione delle mappe definitive dei Rioni, alla numerazione delle particelle, e poi alla stesura della serie dei brogliardi originali di ogni mappa: registri descrittivi che recano a fianco di ciascuna particella l'intestazione del possessore, la localizzazione dell'immobile, la sua consistenza e superficie.
Benché il contratto prevedesse la consegna della nuova pianta di Roma entro sei mesi, la complessità dell'operazione, ma ancor più gli ostacoli incontrati per accedere agli innumerevoli conventi presenti nella città, specie di clausura, ed agli edifici delle rappresentanze straniere, allungarono i tempi di esecuzione. Ultimate quindi le operazioni di stima, regolate dal motu proprio citato e dalle Istruzioni ai periti estimatori delle fabbriche di Roma del 22 febbraio 1819, e dopo l'evasione di ricorsi presentati a seguito della pubblicazione di mappe ed estimi, il nuovo catasto fu quindi attivato a partire da 1824 con editto del Segretario di Stato del 4 ottobre 1824.

Illustrazione delle serie
Piante dei rioni - Si tratta delle mappe originali dei rioni, alcune in un unico foglio, altre in più fogli numerati. I cortili e le pertinenze dei singoli fabbricati sono collegati al rispettivo fabbricato con un tratto ondulato e sono privi di un proprio numero di particella. I monumenti e i ruderi antichi sono tinteggiati in nero, gli edifici in rosa, i corsi d'acqua in celeste. Sono presenti le denominazioni di strade, vicoli, piazze e delle porte della città. In margine alle mappe sono indicate le denominazioni dei rioni confinanti.
Suddivisioni originali - Si tratta delle piante su cui si identificarono le suddivisioni interne a ciascuna isola, preliminarmente alla stesura delle mappe definitive. Anch'esse suddivise per rione, presentano frequentemente un'identificazione delle particelle tramite lettera alfabetica, in successione interna a ciascuna isola, con richiamo alle rispettive pertinenze: solo in un secondo momento sono stati aggiunti i numeri di particella, attribuiti seguendo un numerazione progressiva unica per rione. Ogni pianta di tale serie è costituita da "porzioni" numerate che recano l'indicazione del geometra disegnatore, appartenente al gruppo dei geometri che operarono alle dipendenze degli architetti appaltatori. Le singole porzioni non coincidono, quanto al territorio rappresentato, con i fogli delle mappe originali che recano lo stesso numero e, nel loro insieme, non coprono l'intero territorio del rione, essendone spesso escluse le aree non edificate. Riutilizzate in epoca postunitaria, come evidenziato da frequenti annotazioni a lapis, riportano l'indicazione dei numeri civici.
Allegati alla Pianta originale della città di Roma aggiornati a tutto il 1871 - Si tratta, appunto, di piante allegate alle mappe dei singoli rioni, anch'esse costituite da Porzioni numerate per rione, redatte da geometri che non appartengono al gruppo che elevò la Pianta di Roma. Elaborate probabilmente in occasione di una generale revisione che portò, tra l'altro, alla redazione nel 1868 della nuova serie dei registri ordinati per intestatario (Cancelleria del Censo di Roma, serie II), furono poi aggiornate a tutto il 1871. Come le porzioni delle Suddivisioni non corrispondono, quanto all'area in esse compresa, con i fogli di mappa recanti lo stesso numero e non coprono nel loro insieme l'intero territorio del rione. Presentano anch'esse l'indicazione dei numeri civici, che è assente dalle mappe originali. Le nuove edificazioni sono rappresentate in rosso così come rossi sono i tratti di correzione, mentre in giallo sono raffigurati gli abbattimenti di corpi di fabbrica preesistenti.
Brogliardi originali - I serie - Sono i registri descrittivi della particelle presenti sulle relative mappe. Uno per ciascun rione, riportano il numero identificativo della particella o mappale (con eventuali numeri subalterni in caso di fabbricati suddivisi in distinte unità), l'ubicazione del fondo con via e numero civico, la tipologia dell'immobile, l'intestazione del possessore, la consistenza del bene e la sua superficie indicata in tavole (1000mq) e centesimi (10mq). Le particelle sono accorpate per isole, ciascuna delle quali è identificata da un proprio numero.
Brogliardi - II serie - Si tratta della copia dei brogliardi originali che gli appaltatori erano tenuti a fornire secondo le clausole contrattuali. Non presentano la denominazione di "Brogliardo" ma recano sul frontespizio Censimento generale per le fabbriche della città di Roma seguìto dal nome del Rione. Ai dati presenti nel brogliardo originale, spesso organizzati in maniera più ordinata ed analitica e talvolta corretti rispetto ai precedenti, si aggiungono dati relativi alla stima e cioè l'ammontare della pigione "attuale" o "reperibile" e quello dell'estimo, calcolato in ragione di 100 scudi per ogni 8 di reddito annuo. Destinati, come nel caso delle copie dei brogliardi catastali del resto dello Stato, alla Cancelleria del Censo competente per territorio al fine della conservazione dei dati catastali aggiornati, rimasero nella stessa sede della Presidenza Generale del Censo in quanto le funzioni di Cancelliere del Censo di Roma erano ricoperte dallo stesso Direttore Generale del Censo.
Aggiornamenti - Sono registri che appartengono all'archivio della Cancelleria del Censo di Roma poi Agenzia delle Imposte, serie III. Sono sostanzialmente brogliardi aggiornati al 1871 nel quadro delle operazioni di "rettifica catastale delle proprietà costrutte nella Provincia di Roma", volute dal nuovo Regno d'Italia per uniformare i catasti dei fabbricati e la relativa imposta. Suddivisi per rione, presentano su pagine affrontate la situazione delle proprietà secondo la revisione del 1868 e quella risultante dai nuovi rilievi: la disposizione dei dati è quella tipica dei brogliardi già illustrati e segue quindi l'ordine delle particelle isola per isola. Una finca finale di annotazioni dà conto delle modifiche verificatesi o di accorpamenti di particelle. Costituiscono in parte l'apparato descrittivo di corredo agli Allegati alla Pianta originale della città di Roma aggiornati a tutto il 1871.