Introduzione
di Angela Lanconelli
L'Archivio Generale Urbano - Le rubricelle, conservate presso 
              l'Archivio Storico Capitolino, sono una chiave di ricerca utile 
              per lo studio sugli atti notarili rogati a Roma dal 1625 al 1871 
              conservati nei protocolli dell'Archivio Urbano. Con la bolla Pastoralis 
              officii, del 16 novembre 1625, Urbano VIII istituisce in Roma 
              l'Archivio Generale Urbano nel quale dovevano essere depositate 
              le copie degli atti che venivano redatti dai notai, e lo affida 
              alla protezione e soprintendenza del nipote, il cardinale di S. 
              Agata Francesco Barberini. Contemporaneamente nomina il chierico 
              fiorentino Camillo Perini conservatore del detto Archivio e gli 
              assegna la direzione, amministrazione e governo dell'Archivio. Per 
              il servizio dell'Archivio, come espressamente enunciato nel paragrafo 
              3 delle Provvisioni et ordini sopra l'Archivio Urbano del 
              1 settembre 1625, che precedono la bolla istitutiva, dovranno essere 
              nominati dei ministri; uno dei notai dell'Auditor Camerae, uno di 
              quelli di Camera, uno dei notai del Vicario e uno di quelli di Campidoglio. 
              Nel rispetto di quanto stabilito dalla stessa bolla che ne prevede 
              la collocazione in loco prope Plateam Principis Apostolorum de 
              Urbe nuncupatam, il nuovo Archivio è sistemato nel Palazzo Alicorni, 
              situato presso Piazza San Pietro ad angolo con Piazza Rusticucci 
              e con il Borgo Santo Spirito. In questa sede l'Archivio Urbano rimane 
              sino al 1665 quando passa nel palazzo apostolico al Vaticano da 
              dove, nel 1805, viene trasferito a San Giovanni in Laterano. Nel 
              1817 è a palazzo Salviati alla Lungara dove rimane sino al 1871 
              quando è trasferito all'Archivio Storico Capitolino in Campidoglio: 
              solo nel 1922 l'Archivio Urbano trova definitiva sistemazione nell'attuale 
              sede dell'Archivio Storico Capitolino nell'Oratorio dei Filippini 
              in Piazza della Chiesa Nuova.
              
              Precedenti vicende del notariato romano - La decisione di 
              Urbano VIII nasce dal desiderio di porre fine al disordine, agli 
              abusi e danni per i cittadini che derivano per la poca cura in cui 
              erano tenute le scritture pubbliche. Le stesse motivazioni sono 
              alla base delle iniziative assunte da altri pontefici nei secoli 
              precedenti. Già Sisto IV, infatti, nel 1483 aveva tentato di porre 
              fine al disordine nella tenuta delle scritture dei notai di Roma 
              con l'istituzione del Collegio dei notai di curia costituito 
              da sessantadue notai. Ciascun notaio era tenuto a portare entro 
              trenta giorni in archivio le note o minute degli istrumenti per 
              farli trascrivere dai notai del collegio in appositi registri, dopo 
              averli esaminati. Questa disposizione viene, però, abolita da Innocenzo 
              VIII il 23 dicembre 1484 ed in breve tempo si ripristinano il disordine 
              e gli abusi, sino a quando Giulio II con la bolla del 13 dicembre 
              1507, Sicut prudens paterfamilias, istituisce il Collegio 
              degli scrittori degli archivi della curia romana composto da 
              centouno membri di cui dieci vengono nominati "correctores" e ad 
              essi è affidata la guida del collegio. Oltre alla registrazione 
              delle minute il nuovo collegio, tra l'altro, cura l'immatricolazione 
              dei notai di curia ed il versamento obbligatorio negli archivi dei 
              protocolli di tutti i notai defunti. La bolla di Giulio II prescrive 
              anche la creazione presso gli archivi di curia di tre depositi distinti; 
              uno per le note originali consegnate dai notai per le registrazione 
              e non più riprese dagli interessati; uno per i registri in cui venivano 
              trascritte le note; uno per i protocolli dei notai defunti. Nel 
              1625 l'Archivio di Curia confluisce nell'Archivio Urbano. 
              
              Dall'archivio corrente all'archivio storico - La giurisdizione 
              sull'Archivio Urbano, secondo quanto stabilito da Urbano VIII, rimane 
              in mano ad un cardinale sino agli anni quaranta del Seicento quando 
              passa al Tesoriere generale della Camera apostolica, al quale viene 
              confermata da Pio VII col motu proprio del 31 maggio 1822 cui è 
              annesso il Regolamento disciplinare sulli notari ed archivi 
              al titolo VIII De' notai e Archivi di Roma art. 85. Pio IX, 
              invece, con il motu proprio del 1 ottobre 1847, all'art. 67, affida 
              la cura e la sorveglianza dell'Archivio Urbano alla Magistratura 
              di Roma conservandone, però, la vigilanza alla Prefettura 
              degli Archivi come già stabilito nell'art. 79 del motu proprio 
              del 1822. Nel 1876 il Comune, sulla base di quanto disposto dalla 
              prima normativa nazionale in materia di notariato, la legge del 
              25 luglio 1875, chiede di poter convertire l'Archivio Urbano in 
              archivio mandamentale per poter continuare a conservare, non solo 
              quanto già in suo possesso, ma anche le copie che si sarebbero prodotte 
              nel futuro. Le successiva legge sul notariato del 25 maggio 1879, 
              però, spingono il Comune a rinunciare a tale proposito per non dover 
              rinunciare alla documentazione più antica dal momento che la normativa 
              limitava la conservazione degli atti notarili negli archivi mandamentali 
              alle copie dell'ultimo cinquantennio. Infine, con il regio decreto 
              del 6 gennaio 1884 l'Archivio Urbano è convertito in archivio notarile 
              comunale, decisione che rende possibile conservare quanto in esso 
              depositato sino a quella data. 
              A Giuseppe Coletti, nominato nel 1875 paleografo comunale, si devono 
              l'ordinamento attuale dell'Archivio Urbano e la redazione di molte 
              dellle rubricelle alfabetiche.
La serie delle rubricelle - La riproduzione delle rubriche alfabetiche dei Notai dell'Archivio Urbano, conservate presso l'Archivio Capitolino, risponde all'esigenza di aiutare la ricerca nei fondi notarili antichi conservati presso l'Archivio di Stato di Roma, costituiti dai protocolli originali formatisi nel corso dell'attività sia dei liberi notai che rogavano a Roma, i notai capitolini, sia dei segretari e cancellieri delle diverse magistrature e tribunali pontifici. L'utilità della riproduzione di queste rubriche deriva dal fatto che sono state redatte sui protocolli dell'Archivio Urbano conservati presso l'Archivio Capitolino, che contengono le copie di tutti gli atti rogati a Roma a partire dal 1625. La particolare natura dell'Archivio Urbano rende, quindi, queste rubriche un'utile chiave di ricerca anche per i seguenti fondi notarili dell'Archivio di Stato di Roma: Trenta notai capitolini per gli anni 1625 - 1871; notai dell'Auditor Camerae per gli anni 1625 - 1871; Segretari e cancellieri della Reverenda camera apostolica per gli anni 1628 - 1871; Curia del Cardinale Vicario per gli anni 1628 - 1871. Inoltre, sono state riprodotte anche alcune rubriche organizzate per materia: una si riferisce alle apoche private (1603 - 1631); nove riguardano le donazioni e rinunzie (1625 - 1836); trentadue interessano i testamenti (1625 - 1836).
