L’Atlante della Cina di Michele Ruggieri

di Eugenio Lo Sardo

Pompilio Ruggieri nacque a Spinazzola, nel Regno di Napoli, che al tempo faceva parte dell’impero spagnolo. Era l’unico figlio dell’amministratore di una importante famiglia nobile, gli Orsini di Gravina. Studiò legge a Napoli e fu titolare di uffici pubblici quale quello di giudice. Nel 1570 si recò a Roma, ove due anni più tardi entrò nella Compagnia di Gesù prendendo il nome di Michele e nel 1573 decise di studiare teologia con i Gesuiti al Collegio Romano. Arrivò a Macao nel 1579 e riuscì a fondare la sua prima missione, a Zhaoqing, nel dicembre 1582. Nel 1588 fu inviato a Roma per organizzare una ambasceria papale per la corte imperiale di Pechino. Morì a Napoli nel 1607.

I quaranta fogli contenenti le mappe da lui disegnate, che sono rimaste inedite fino al 1993, costituiscono la più antica e accurata produzione cartografica fatta da un occidentale in Cina. Questo non fu il solo innovativo risultato raggiunto da Ruggieri: egli fu anche il primo europeo a pubblicare un libro in Cina – Tianzhu shilu (天主實錄 , A True Record of the Lord of Heaven) – e, in collaborazione con Matteo Ricci, compilò il primo dizionario Portoghese Cinese.

Ruggieri non finì mai l’Atlante, su cui lavorò per più di venticinque anni, dal suo arrivo a Macao fino al 1606, l’anno prima di morire. Anche se molte tavole sono andate perdute o disperse, le rimanenti descrivono tutte le quindici provincie della Cina nell’era Ming. Sono precedute da una generale mappa riassuntiva dal titolo Tamincuo, e una singola mappa cinese di Leautum. Altri confratelli devono aver collaborato all’opera, ed è certo che un importante contributo venne da un collega cinese rimasto anonimo, indubbiamente ben istruito. Il lvoro è basato su una serie di fonti originali, che include una edizione del Guang yu tu (廣輿圖).
Con estrema intelligenza, Ruggieri afferrò la straordinaria importanza dell’uso della cartografia da parte dei cinesi per scopi amministrativi. Questa tecnica era completamente sconosciuta in Europa, dove solo alcuni secoli dopo furono prodotte descrizioni geografiche e cartografiche dei paesi occidentali. Grazie alla sensibilità dimostrata negli anni di permanenza nel grande impero orientale – che amò molto, come si può capire nelle poesie che scrisse – riuscì ad adempiere al ruolo di intermediario linguistico, che non fu pienamente compreso, lontano com’era dallo spirito del tempo. Fu in grado di stabilire un dialogo profondo coi suoi amici cinesi, e quando tornò al suo paese d’origine fu accolto dalle più alte autorità politiche e religiose del tempo. Per ragioni essenzialmente politiche, riguardanti le complesse relazioni tra Spagna e Papato, egli rimase emarginato nell’ambito della stessa Compagnia, anche se Antonio Possevino si rivolse a lui come consulente per il suo fondamentale lavoro di pedagogia, indirizzato al mondo delle missioni.

Grazie a Ruggieri e ai suoi libri, la Cina iniziò a conoscere gli europei e i medesimi a cogliere il primo sentore dell’altra metà del mondo.